La Piccola Pesca Artigianale è la pesca praticata con imbarcazioni di lunghezza inferiore ai 12 metri, che operano entro le 12 miglia dalla costa. Si distingue rispetto agli altri metodi di pesca per l’uso di attrezzi selettivi e a basso impatto ambientale, che rispettano i limiti naturali del mare e degli ecosistemi.
Secondo uno studio promosso dal Parlamento Europeo oltre l’80 per cento dei pescherecci della flotta europea (poco più di 70.000) esercita la “piccola pesca costiera”, spesso ritenuta sovrapponibile alla “pesca artigianale”. Questa tipologia di pesca rispetta i limiti naturali del mare, seguendo criteri di gestione sostenibile, sia per la normativa cui è assoggettata, sia per le tradizioni e consuetudini del mestiere e regole che loro stessi hanno stabilito, nonché per le relative limitazioni dei mezzi.
Le dimensioni delle imbarcazioni infatti limitano questa pesca ad una distanza modesta dal porto di residenza (normalmente si esce a pescare e si torna in giornata) rendendo l’adozione di comportamenti e misure per proteggere le risorse ittiche una necessità.
La piccola pesca, ovvero la pesca artigianale, è per definizione quella effettuata, come previsto dalla normativa italiana, da delle imbarcazioni non superiori alle 10 tonnellate di stazza lorda.
Le dimensioni del natante permettono di essere operativi con costi di investimento e di esercizio contenuti. L’impossibilità di spingersi oltre le 20 miglia dalla costa, inoltre, fa sì che le capacita di pesca, lavorazione, conservazione e stivaggio del prodotto non siano neanche lontanamente paragonabili e a quelle delle grandi barche.
PERCHÉ SUPPORTARE LA SOSTENIBILITÀ DELLA PICCOLA PESCA?
Alla base del concetto di pesca sostenibile c’è innanzitutto il rispetto per il mare, inteso come patrimonio naturale e bene comune minacciato da preservare. Sul piano pratico, questo significa evitare i comportamenti più dannosi per le specie ittiche e per gli ecosistemi marini che le ospitano. Fra questi, i prelievi eccessivi, gli sprechi inutili e le tecniche distruttive per i fondali. Le civiltà umane praticano la pesca fin dalla preistoria, un’attività che da sempre assicura approvvigionamento alimentare e lavoro.
L’industrializzazione ha però cambiato drasticamente l’impatto ambientale di questo settore, sulla spinta di una domanda in costante crescita, che spesso non considera sufficientemente i ritmi naturali del mare. La pesca sostenibile rispetta i mari, i fiumi e i laghi, prelevando da essi solo ciò di cui c’è bisogno, nella quantità giusta e nel modo corretto, per dare tempo agli ecosistemi di tornare all’equilibrio, agli stock ittici di riprodursi e agli oceani di restare in salute. Prediligere prodotti derivati da pesca sostenibile significa sfruttare le risorse che il nostro pianeta ha da offrirci, senza pregiudicare lo stesso diritto per le nuove generazioni.
L’importanza data alla PICCOLA PESCA costiera risiede, oltre che nella salvaguardia di un settore ricco di tradizione, anche nel più pragmatico uso responsabile delle risorse. Infatti gli attrezzi impiegati dalla pesca artigianale (reti, trappole, ferrettare, palangari, lenze e arpioni, sciabiche, ecc…) determinano un basso impatto sul fondale in quanto una volta posizionati aspettano semplicemente che la preda vada ad incontrare l’attrezzo e per questo sono definiti da posta o “passivi”; a questi vengono contrapposti agli attrezzi “attivi” come quelli usati dalla pesca a traino (strascico, “rapidi”, ecc…, detti attivi perché nel loro movimento vanno in cerca della preda) che determinano invece un grave disturbo meccanico alle biocenosi di fondo. L’altra caratteristica che rende gli attrezzi da posta importanti nella gestione delle risorse risiede nella maggiore selettività di quest’ultimi rispetto agli attrezzi a traino che invece catturano più o meno indiscriminatamente organismi marini nel loro progressivo avanzamento.
La selettività consiste nella cattura di una porzione della popolazione realmente presente in un’area e rappresenta la probabilità che le differenti taglie e specie hanno di essere catturate. In particolare, nell’ambito di una gestione razionale delle risorse, un attrezzo dovrebbe consentire la cattura di un numero esiguo di specie bersaglio, di una porzione limitata di specie accessorie (by-catch) e la fuga degli individui di dimensioni inferiori alla taglia di prima maturità.